Nobilissima famiglia trapanese originaria d’Alemagna al dir di Mugnos e d’Inveges, che danno per ceppo in Sicilia un Corrado Fardella cameriere di rè Manfredi, discendente da Ermanno signore di Mindro in Alemagna, il quale combattendo in Svizzera 1045 perdè la bandiera. Fu allora che scioltasi la sciarpa di tela di argento ne fé tré fasce, e spiegata per insegna con essa ottenne vittoria detta delle tre fardelle (Quemfort), e così die origine al cognome ed alle armi.
Da lui un Umfrido Quemfort de Fardella, che unitamente al fratello Gandechino passò in Candia, ove quest’ultimo continuò la sua linea, essendo stato il detto Umfrido dall’imperatore Federico II inviato in Sicilia per sopraintendere alla ristaurazione della città di Augusta, come da una lettera di rè Manfredi a lui diretta 1262. Fu poscia giustiziere del Val di Noto 1263.
Ne vennero Lancellotto ed Alberto; il primo cameriere d’Enrico I, e castellano del Monte s. Giuliano, l’altro governatore di Siracusa. Da Lancellotto ne venne un Federico capitan di Galera morto combattendo contro i Francesi, e fu progenitore in Trapani di Giacomo Fardella che servì rè Martino nell’espugnazione di Messina ottenuto avendo de’ compensi. Un Antonio di lui figlio vice-almirante e regio giustiziere, fu armato regio cavaliere da rè Martino, che inoltre lo fregiò della sua stessa collana stante essere stato da lui salvato in una tempesta nel golfo di Sardegna. Da costui un Lanzone eletto regio milite, capitano e regio credenziere della città di Trapani, non che vice-almirante 1430; come rileviamo dal Minutoli.
Un altro Antonio barone di Arcodaci, fu capitano giustiziere di detta città 1453; un Giovanni ambasciatore al parlamento del regno 1463; un Antonio senatore e regio giustiziere 1490; un Giacomo senatore e capitano 1516; un
Michele regio giustiziere e capitano di Trapani 1561; un Vito barone della Moarta regio
giustiziere 1570: un Michele Marino barone, senatore e capitano 1585; la di cui linea
prosegui sino al vivente barone della Moarta Michele Fardella padre del barone Stefano.
Altri rami di questa famiglia rileviamo dal Villàbianca, ne’ principi di Paceco e marchesi di s. Lorenzo, di quali titoli s’investì un Placido Fardella 1609, essendo stato capitan di cavalleggieri di Sicilia e di fanteria spagnuola de Picas, deputato del regno, due volte vicario generale e fondatore della terra di Paceco 1607 dal nome della moglie M. Teresa de Pacheco de’ marchesi di Villena; linea estinta con Maria Fardella figlia di Gianfrancesco principe di Paceco, maritata a Luigi Sanseverino principe di Bisignano di Napoli, continuando la linea collaterale oggi rappresentata dal marchese Giovanni Fardella e de Ponte. Altro ramo formò i marchesi di Torrearsa, in cui notiamo un Giuseppe Firdella primo marchese di detto titolo per privilegio di rè Carlo III 1749, regio segreto di Trapani, e gentiluomo di camera di detto sovrano. Estinta la linea primogenita di questo ramo, per testamento venne a succedere Vincenzo Fardella e Blavier, figlio di Antonino David Fardella, che dall’imperatore Carlo VI ottenne titolo di conte per se e suoi avendo provato discendere dai principi Mansfeld, come per diploma del 2 giugno 1734.
Il di lui figlio Antonino fu segreto di detta città di Trapani; un Giambattista tenente generale, ministro di guerra, cavaliere del s. Gennaro commendatore del s. Ferdinando e del s. Giorgio della Riunione; un Marcello duca di Cumia per la moglie Marina di Napoli, maggiordomo di settimana, procuratore generale della G. C. dei Conti, e direttore Generale di Polizia in Sicilia, cavaliere gran croce dell’ordine Costantiniano, commendatore del Francesco I di Napoli, non che cavaliere gerosolimitano; un Michele vice presidente della G. Corte criminale di Palermo; un Gaspare capitan di fregata, comandante il porto di Trapani; ed infine il vivente Vincenzo Fardella ed Omodei, marchese di Torrearsa, figlio del succennato Antonino, presidente del senato del Regno insignito del collare dell’ordine della ss. Annunziata, e gran croce degli ordini dei ss. Maurizio e Lazzaro, della stella Polare di Svezia, del Danebrog di Danimarca, e di quello di Carlo III di Spagna. Altro ramo formò i baroni della Ripa di mare, di cui fu capo Giovanni Fardella investito 1630; rappresentato oggi dal barone della Ripa Giovanni Fardella e Riccio. Vanta questa famiglia molti cavalieri gerosolimitani, come un fra’ Giacomo 1504, fra’ Vincenzo 1580, fra’ Giovanni Andrea 1586, fra’ Modesto 1612, fra’ Filippo 1626, fra’ Martino 1629, fra’ Scipione 1642, fra’Romeo 1650, fra’ Giuseppe 1651, fra’ Alberto 1672, e fra’ Marcello 1675.
Arma: campo di rosso, con tré fasce d’argento. Corona di marchese. Però il ramo dei marchesi di Torrearsa alza per cimiero, una torre fiammeggiante al naturale, ed il motto donec in cineres.
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