Grande e nobile famiglia proveniente al dir di Mugnos da Lombardia pe’ Laiuli, chiarissimi principi ed antichi signori
nella valle di Tarsi, e che poscia divennero marchesi di Bardi, terra nella Liguria, e di varie altre contrade dell’alta Italia.
Epperò il ramo che venne in Sicilia parte da Firenze ov’ erano possessori della contea di Vernio, Mangone, e Pozzo, secondochè accenna prima di lui il Malespini.
Ivi le sue ricchezze aveano fatto insospettire la repubblica, sicchè per esse non venisse un giorno oppressa la sua libertà; fu forza vietare la compra di nuovi castelli in quelle contrade.
Poichè di fazione guelfa lasciò ella la Toscana e passò in Napoli sotto Carlo d’Angiò 1270.
Un ramo si trasferì in Palermo da Luigi Bardi, che si casò colla ricchissima famiglia Mastrantonio.
Da lui un Antonio gran camerlingo del Regno e cinque volte pretore. Salv. Bardi fu pure gran camerlingo del regno, barone della Cerda nel 1526, e signore di Jaci; la quale terra perdè nel 1531, per essere stata ridotta al regio demanio d’ordine di Carlo V stante il prezzo di 20 mila fiorini con cui comprò da’ Moncada la terra di Melilli, e dal conte di Bivona quella di Sambuca già posseduta dalla casa Beccadelli.
Molti soggetti furono in seguito gran càmerlinghi.
Qualche scrittore sostiene che i detti Bardi di Firenze provenissero da Clodoveo re di Francia essendo stato un Pietro il primo della stirpe de’ Vernio a venire nel 1396 in Sicilia e propriamente in Catania, e non il detto Luigi.
Ciò provano con l’albero che dimostra il marchese della Sambuca, del quale titolo fu primo ad investirsi Nicolò Bardi Mastrantonio e Centelles barone, di detta terra.
Questi procreò Vincenzo, che sposando Eleonora Spadafora ottenne per essa i privilegi di nobile veneto, e di cavaliere gerosolimitano in feudum per tutti i suoi primogeniti ancorchè femine, come riferisce il Villabianca.
Fa per arme giusta gli autori concordi: campo d’oro con cinque fuselli rossi accollati in banda.
Corona di marchese.
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