Nel novero delle più nobili ed illustri famiglie pisane è da porre senza meno la Settimo, derivata dai conti Settimo antico castello nel pisano, come rilevasi da una lapide del 1063, esistente nel Duomo
della città di Pisa.
Vanta ella distintissimi
personaggi, che in quella repubblica furono
gonfalonieri, anziani, capitani, potestà e
vicarì. Nel 1431 da un Antonio di Settimo,
già anziano e priore 1430, trasferita venne
in Sicilia, ove acquistò la baronia di Tavi, il
castello di Mazzara, ed a nome del figlio
Simonetto lo stato di Giarratana. Questi il
carico tenne di cameriere di rè Alfonso, di
maestro portulano del regno, cinque volte
pretore di Palermo 1471-87, in fine straticoto e capitandarme di Messina 1488. Ebbe
due figli Giovanni Antonio e Baldassare; il
primo fu ceppo de’ marchesi di Giarratana
indi principi di Fitalia; ed il secondo de’
baroni di Cammaratini, che vennero ad estinguersi nella prima linea, come da Inveges e
Villabianca. Fiorirono di questa famiglia in
Sicilia: un Giovan Luigi di Settimo barone
della Sambuca; una Luisa fondatrice del monastero di Montevergine in Palermo 1499;
un Giannantonio investito dello stato di
Giarratana 1504, capitano giustiziere di Palermo 1505, e barone di Fitalia per ragion
di matrimonio con una Calvello; un Matteo
capitano giustiziere di Palermo 1510; un
Michele pretore di Palermo 1593; un
Ruggiero pretore come sopra 1631; un
Girolamo investito de’ suoi stati 1656, che
giovinetto subita confisca dello stato di
Giarratana a causa di grave delitto, ne venne poscia reintegrato, come dal Testa, Auria,
Caruso rilevasi; altro Ruggiero investito 1715
principe di Ganci, barone di Cammaratini,
Misilini, Dragonara, Prainito, Arcirito e
Carbonajo, signore del Pantellarotto e
Santadomenica, gentiluomo di camera con
esercizio, governatore della compagnia della
Pace 1728, e pretore di Palermo 1749; un
Giovanni principe di Belmontino inv. 1752,
governatore della compagnia di Bianchi 1754,
morto sacerdote e frate dell’ordine di san Francesco; un 2° Girolamo colonnello ed ispettore generale dell’esercito, distinto matematico e letterato, morto 1762; un Trajano principe di Fitalia, inv. 1763, alfiere delle guardie
italiane e gentiluomo di camera; un 3°
Ruggiero retro ammiraglio della marina
napolitana, maggiordomo di settimana, decorato della medaglia di oro per la difesa della
r. piazza di Gaeta 1815, gran croce del r. ordine di s. Giorgio della Riunione, presidente
del governo provvisorio di Sicilia 1848, cavaliere dell’ordine supremo della ss.
Annunziata, morto in Malta 1863, indi sepolto in un bel monumento erettogli dalla famiglia nella chiesa di s. Domenico di Palermo;
ed un Pietro principe di Fitalia ec. gentiluomo di camera commendatore del r. ordine di
Francesco I, ed Intendente della provincia di
Catania. Lo splendore di questa famiglia accresciuto per ogni secolo da tant’illustri personaggi è tuttavia mantenuto in Palermo dall’egregio Girolamo Settimo e Turrisi principe
di Fitalia e marchese di Giarratana.
Arma: d’argento, con tré caprioli di rosso. Corona e mantello di principe. Lo scudo in petto
dell’aquila di nero al volo abbassato, armata e
linguata di rosso, coronata d’oro.
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