Riferisce Mugnos essere stata questa una nobile famiglia siciliana, annoverando come più degni d’onorata menzione un Andrea Benedetti notaro di rè Giacomo in Palermo nel 1282; il di lui figlio Orlando che fu giurato nell’anno 1329; un secondo Andrea figlio di costui gentiluomo di rè Federico II 1353, da cui il carico si ebbe di governatore della cavalleria regia e
fu anche signore della Gisia di Palermo; un Manne o Mariano gentiluomo e coppiere di rè Martino, non che della regina Bianca, della quale amministrò la camera reginale; e fu ancora maestro portulano della città, ottenuto avendo una rendita di onze 24 annue nel 1407 col carico di percettore de’ regi proventi.
Commendansi inoltre, un fra’ Giacomo de Benedetto cavaliere gerosolimitano del Priorato di Messina 1458, e molti senatori di Palermo.
E poiché sulle origini e continuazione di tal famiglia un apposito libretto intitolato Memorie ne pubblicò non ha guari in Palermo il prof. Antonio Lomonaco, noi riferiamo essere state le suddette onze 24 annue ampliate sul gran portulanato del regno e di avere avuto il Mariano altresì la concessione della contea del feudo Ossone, circostanze riportate da Luca Barberio Capibrevium.
Dallo storico Auria “Delle cose di Palermo” rileviamo poi il trasferimento di uno de’ rami dei Benedetto di Pisa in Palermo avvenuto nel sec.XIV; perocché essi, ei dice, in due luoghi allora fiorivano, in Toscana cioè ed in Sicilia fermamente militanti il ghibellino partito.
Un Giovanni Benedetto nobile pisano per se e suoi, d’ordine dell’imperatore Carlo IV di Germania a mezzo del Doge dell’Agnello suo vicario, il titolo di conte si ebbe quando con simili titoli riunì le 17 nobili famiglie in unico casato; e la concessione del leopardo d’oro rampante in campo vermiglio da aggiungersi all’arme di sua famiglia. Indi trovandosi qual ghibellino compromesso fuggì riparando in Palermo all’ombra del trono aragonese. Quivi trovò un Giuliano de Benedetto, cui die in isposa l’unica sua figlia. Altri personaggi illustri presentano le storie di Maurolico, Diblasi, Palmeri, e che per brevità tralasciamo di nominare.
Intanto le suddette memorie accennano alla continuazione di questa nobile famiglia sino al vivente primogenito Carlo, commendatore e fondatore d’una Commenda Costantiniana; cavaliere di varii ordini; socio di diverse accademie, onorato dalla Repubblica di S. Marino, ne’ generali comizii del 28 marzo 1866, d’un privilegio in carta pecora ove si legge: II Barone Carlo de Benedetto da Palermo conte del Casato è nominato patrizio ereditario con tutti i dritti e privilegi della Cittadinanza S. Marinese. Trovasi sposato alla nobilissima donna Ippolita Pape e Vanni figlia del defunto principe di Valdina e duca di Giampelieri, con la quale si è reso genitore di Giovanni.
Infine questa famiglia avendo preso gran parte negli avvenimenti del 1860 con la morte in diversi combattimenti dei tré fratelli Pasquale, Salvatore e Raffaele de Benedetto, non poche onoranze à ricevute dalla Corte del rè Vittorio Emmanuele II.
Armasi giusta il Villabianca: campo inquartato,nel 1° e 4° d’argento con l’aquila nera che tiene con gli artigli un rastello dello stesso, nel 2° e 3° di rosso con un leopardo d’oro rampante.
Corona di conte.
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