II Crescenzi nella sua Corona della Nobiltà d’Italia, ed il Rossi nel Teatro della nobiltà d’Europa, scrive Mugnos, diffusamente trattano di questa nobilissima ed antica famiglia, che si fa derivare da un Obizzo valoroso cavaliere, che militando sotto Carlo Magno ebbe il grado di alfiero generale del suo esercito per avere esso solo difesa la bandiera orofiamma contro tre assalitori nemici; e che mozze le mani la sostenne con le braccia: di là il cognome Branciforte e l’arme. Perla qual cosa il detto Obizzo ottenne in compenso la città di Piacenza, che indi fu ricambiata in terre, castelli ed altro nel piacentino. I suoi discendenti inoltre possederono feudi, contee, ville e marchesati.
In Francia un Guido Branciforte fu gran maestro dell’Ordine di Malta, derivato da Pier Guido Branciforte secondogenito del 1° Obizzo, progenitore de’duchi di Criqui; ma non essendo nostro compito trattenerci di loro fuori della Sicilia, ci asteniamo dal seguito. Il primo che venne adunque da Piacenza in quest’isola fu Guglielmo Branciforte sotto rè Federico II, quale ardito cavaliere morì in Catania 1347 senza prole, lasciando i beni che nel piacentino si avea a due suoi fratelli Bosso e Gaspare; e quei che possedea in Sicilia a’
nipoti Raffaello ed Ottaviano, figli del di lui fratello Stefano portulano di Licata nel 1396, che erano tutti e tre rimasti nell’isola.
Commendansi: il sudetto Raffaele che da Federico III ebbe il castello ed il comando della città di Piazza molto splendidamente
vivendo; ottenne titolo di barone e sotto rè Martino la fortezza ed il feudo di Grassuliato, oltre i feudi di Condro e Gatto: un Tommaso il quale dispose per testamento che in caso di mancata discendenza succeder dovea il ramo di Francia sopra cennato; perlocchè un’intima parentela si stabili tra le due famiglie; possedè costui la contea di Mazzarino: un Fabrizio Branciforte principe di Butera e primo titolato di Sicilia, grande di Spagna ereditario di prima classe e decorato dell’ordine del Toson d’Oro, che sposò una Dorotea Barrese per la quale fu marchese di Militello e principe di Pietraperzia:
un Francesco di lui figlio marito di una Giovanna d’Austria figlia di Giovanni nato da Carlo V imperatore: una Imara di lui sorella fondò il monastero delle Stimmate in Palermo; vandalicamente demolito nel 1867. Un Giuseppe fu vicario generale del regno per
l’annona frumentaria 1671, cavaliere d’Alcantara unitamente ad una commenda
detta di Paraleda in Castiglia, supremo prefetto della cavalleria di Sicilia, decorato del
Toson d’Oro e della ss. Annunziata, applaudito per pietà e per costumi come attesta
Amico.
Un Nicolo Placido Branciforte fu duca di s. Lucia, cavaliere del Toson d’Oro
e dell’ordine supremo della ss. Annunziata.
Un Èrcole duca Branciforte insignito dell’ordine del s. Gennaro e di quello gerosolimitano, deputato del regno e gentiluomo di camera.
Un Salvatore Branciforte principe di Butera fu consigliere di Stato, tenente generale comandante de’ volontari sicoli, cav. del s. Ferdinando e s. Gennaro. Un Ercole Michele Branciforte e Pionatelli fu gentiluomo di Camera e cavaliere gerosolimitano. Finalmente una Caterina Branciforte principessa di Butera figlia del precedente sposò un Nicolo Plàcido Branciforte principe di Leonforte, altro ramo di questa famiglia, la di cui unica figlia ed erede Stefania sposando Giuseppe Lanza e Branciforte principe della Trabia, fé sì che in questa casa pervenissero tutti i titoli e stati della famiglia Branciforte.
Arma concordemente agli autori: campo azzurrro con un leone coronato d’oro, che sostiene co’ tronchi una bandiera di rosso caricata da tré gigli d’oro, svolazzante a sinistra e due zampe mozze dello stesso situate in s. Andrea al lato destro della punta.
Corona di principe, mantello di velluto scarlatto.
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