Famiglia piacentina secondo il Crescenzi; napolitano secondo riferisce Mugnos ed accredita Inveges; originata da un cavaliere Pier Fortugno ai servigi dell’imperatore Federico II circa il 1226 nella presa d’assedio della città di Nocera, per la quale astutamente si tosò il capo e quindi detto Cavalier Caruso ciò diede occasione al nome ed all’arme.
Da Napoli i suoi posteri due volte passarono in Sicilia. Prima per un Giovanni Caruso a servigi di rè Federico II di cui fu segretario e consigliere, essendo anche stato eletto promotore dell’ufficio di notaro, della di cui importanza il detto Mugnos molto ragiona. Sotto rè Martino acquistò nel 1397 il feudo di Comitini, e nel 1399 il territorio del Granato. Nel secondo passaggio primo ceppo fu un Antonello Caruso gentiluomo napolitano sotto lo stesso rè Martino. Del resto sappiamo che detta famiglia si estese in Noto, Palermo, Catania e Lentini; però la palermitana proviene dalla notigiana e propriamente dal detto ceppo Antonello, come appare da un documento viceregio del 1690. Si sa che costui fu maestro razionale del regno e possedette la terra e baronia di Spaccaforno, ed i feudi de’ Pulci, Lungarino e Burgillusi. Indi i suoi posteri possedettero i feudi di Rigalmedici, Librici, s. Lorenzo, Bucchio, Ragalmaida e Lanti, come dal Capibrevium. Un Placido Caruso fu senatore e quattro volte capitan d’arme. La famiglia finalmente si estinse in quella de’ Statella, ove passarono titoli e feudi.
Arma: d’azzurro, con un capriolo accompagnato da tré stelle, abbassato sotto una riga sormontata da una testa tosa; il tutto d’oro.
Corona di barone.
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