Stando al Baronio ed al Villabianca, troviamo questa nobile ed antica famiglia derivare da un Cajo Muzio Scevola romano l’anno 507 av. G i di cui successori Mugnos — teatro della nobiltà del mondo — sotto quella repubblica illustraronsi colle cariche consolari, tribunizie, pretoriane, pontificie ecc.
Intanto un ramo di essa al dir di Cantù — storia degl’Italiani— passò in Genova, e da qui a sua volta altro ramo nel 1500 in Sicilia mercé un Vincenzo Muzio, come attestano il Cutelli ed il Villabianca medesimo. Ivi commendansi: un Giambattista investito dei feudi di Jannello e Cascacino 1639, maestro notaro del senato di Palermo 1640; un Francesco barone di
Grottarossa, Giuffo e Capisotto investito 1639 non che di detti feudi dì Jannello e Cascascino 1643, essendo stato maestro notaro perpetuo del senato di Palermo 1623; maestro notaro e archivario della R. Coste Pretoriana, carica comprata in feudo 1637, maestro segreto del regno 1640, e giudice di detta R. Corte Pretoriana
1641; un Casimiro Muzio e Groppo investito
1644, spedaliere di s. Barlolommeo 1680, senatore 1691, che con Francesca Chacon
Salinas procreò Antonino e Tommaso; il primo investito 1706, spedaliere dell’Ospedale Grande 1710 e senatore 1711, la di cui linea continuò sino ad Antonino Muzio e Piraino investito
1766, morto senza figli essendo l’eredità ricaduta nella sorella Teresa maritata a Giuseppe
de Maria ed Ortolani; il secondo cioè Tommaso progenitore d’Innocenze barone delli Manganelli per dritto della madre Faustina Sant’Agata e Platamone, senatore 1753-63-72, spedaliere come sopra 1758, governatore del Monte di Pietà
1760, e tesoriere del senato 1762. Da questo ramo ne venne Innocenzo padre di Basilio Muzio
e Salerno.
Arma giusta il Villabianca: d’oro, con una coppa di nero, fiammeggiante di rosso, col braccio destro armato d’argento, la mano di carnagione tra le fiamme, impugnante un pugnale di
nero alto in palo. Corona di barone.
|
|