Famiglia di antica e chiara nobiltà della città di Messina, dice Mugnos originata da Anfusio cavaliere greco, signore dei castello di Sterope, il quale nell’anno 892 ivi fortemente dall’almirante de’
Saraceni assediato si arrese a patti, che non
furono poscia mantenuti.
Epperò l’Anfusio
ciò prevedendo ricevuto avea in ostaggio il
figlio del principe saraceno Vendecair; ed
uscito co’ suoi da quel forte, giusto nel sito
ove è oggi la città di Patti, venne da quei
barbari assalito; del che bravamente difendendosi nell’ira strangolò il giovine ostaggio a vendetta de’ non osservati patti.
Ei
fuggì ricoverandosi entro una fortezza, ma
raggiunto infine fu da essi barbaramente
ucciso. Quel sito, come dicemmo, veinne a
concorrenza de’ Saraceni estesamente edificato e quindi a perpetua memoria di
vendetta chiamato de’ Patti. La città poi si
accrebbe per le rovine dell’antica Tindaride
e dell’antica Sterope di già distrutta. La famiglia fu anche detta de’ Patti a tal riguardo.
Di essa fiorirono: un Ansaldo, figlio
d’Anfusio che membro della commissione
assicurò al conte Ruggiero l’esibito acquisto dell’isola di Sicilia; un Riccardo straticoto
di Messina 1137; un Luzio uno de’ capi congiurati del Vespro, ricevuto avendo la
sovraintendenza delle città di Naro e
Girgenti, perlocchè unitamente ai suoi due
figli Giannicolò e Pellegrino da Federico II
1325 fu creato barone. Il Pellegrino intanto
la foresta di s. Giorgio, Grassetta, Porta di
Traina, la gran foresta di Signi e quella di
Lucia si ebbe. Un Ansaldo fu uno dei primi
baroni di Messina ai servigi di rè Ludovico
II, il di cui figlio Nicolo signore della terra
della Scaletta, della foresta di Traina, di
Attilia e Guidomandri; un Giovanni signore
del feudo della Placa in Troina; un Anselmo
ottenne il casale di Piazza; un Bartolomeo
fu due volte senatore di Messina acquistando Mamula ed Agriato in Calabria, non che
la baronia della terra di Linguagrossa in Sicilia; uno Scipione cavaliere gerosolimitano
un Andrea tré volte senatore e principe de
cavalieri della Stella; un Donnizio giudice
della Gran Corte; un Ansaldo barone di
Belvedere, tré volte senatore; un fra’ Italiano cavaliere di Malta 1492, ed altri.
Arma: diviso, di rosso e d’oro, ed una sbarra d’azzurro, attraversante sul diviso. Corona di barone.
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