Antica e nobile famiglia spagnuola derivata dagli antichi baroni della terra di Guttadauro in Valenza, stando al Garsia di Santamaria. Un Egidio Guttadauro strenuo milite ai servigi di rè Martino venne a trapiantarla in Sicilia; lo che rilevasi da un privilegio di rè Alfonso d’Aragona in persona di Francesco suo fglio, castellano di Reggio 1439. Ne venne un Gianvincenzo falconiere di detto rè, da cui la castellania di Mineo 1446 ottenne. Un Pierguglielmo fratello dello stesso occupò l’ufficio di capitandarme e custode delle marine orientali di Sicilia; un 2° Francesco fu nel 1505 da rè Ferdinando il Cattolico
eletto capitandarme di tutto il regno con ampie facoltà; un Antonio capitandarme 1535; un Vito regio milite investito della baronia di Reburdone unicamente al feudo della Ganzeria 1622; ed altri sino ad Enrico Giacomo investito di detta baronia 1742, e del titolo di principe di Emmanuele 1787.
Trapiantò egli la famiglia da Caltagirone in Catania, quivi ascritta alla maestra serrata de’ nobili, ed ebbe due figli: Luigi investito nel
1797 che fu primo gentiluomo di camera di detta città in occasione di essere stato spedito ambasciatore dal senato a rè Ferdinando IV 1806, intendente di Siracusa, colonnello
de’ Miliziotti, vicepresidente della Consulta di Sicilia e cavaliere del san Gennaro; e Vincenzo barone di Pedagaggi, cavaliere gerosolimitano. Da Luigi ne venne un 2° Enrico che premorì al padre, lasciando l’unica figlia Eleonora maritata a Giovanni Paterno
Castello di Carcaci.
Infine merita speciale menzione Monsignore Giovanni Guttadauro
vescovo di Caltanissetta uomo dotto, filantropo e zelante per la Chiesa, che sedè al
Concilio Vaticano nel 1870.
Arma: d’azzurro, con tré sbarre d’oro accompagnate da tré palle dello stesso.
Corona di principe.
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