Una delle antiche e nobili famiglie della Sicilia, stando al Baronio, Mugnos, Inveges ed altri che la fan derivare dal celebre Michele Paleologo imperatore di Costantinopoli, secolo XIII.
Si sa dallo stesso Baronio aver ella fatto due passaggi in
Sicilia, primo in Noto sotto Federico II, ammessa a’ più onorevoli carichi della città, ove come dice Inveges divenne feudataria, estinta nel XV secolo; e poi in Palermo con Nicolo, uno dei tré fratelli che d’ordine del loro consanguineo Costantino Paleologo
imperatore dalla Morea per l’Italia mossero,
stabilendosi gli altri due cioè il Pietro in
Ancona, ed il Tommaso in Roma, a condizione di dover mutare cognone di Paleologo
in Vassallo, come da imperiale diploma 1429,
sotto rè Alfonso in questa nostra cancelleria
depositato. Dal citato Nicolo Vassallo’
adunque, che in compenso di militari servigi
delle reali concessioni si ebbe, segnatamente
quella di r. stendardiere 1439, ne venne una
serie di distinti personaggi, tra’ quali notiamo: un Pietro razionale del regno e castellano
ereditario di Mazzara 1479; un Andrea
credenziere delle r. gabelle doganali di terra e di mare di Palermo; un Gaspare cavaliere gerosolimitano 1513; un Gregorio altro
cavaliere morto combattendo nell’impresa di
Rodi 1522; uno Stefano senatore di Palermo
1525-29-32; un 2° Nicolo castellano di
Capizzi, segreto 1528, e barone ereditario
dei feudi Risabea, Raffudi e Ratto del mastro nel territorio di Ragusa, investito 1544;
un Giammatteo senatore di Palermo 1536;
un Vincenzo capitandarme del regno, e tesoriere di Palermo morto 1630; altro Francesco capitandarme del regno ed uno dei cavalieri giostranti premiato 1601, come dall’ Auria; Ludovico, Tommaso, Antonino, Ignazio e Bartolomeo più volte senatori, se
non che quest’ultimo meritossi dal decurionato un diploma di benemerito della patria nel 1821.
La rappresenta in atto Giuseppe Vassallo-Paleologo e Santostefano, cavaliere degli ordini dei ss. Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia.
Arma: diviso; nel 1° d’azzurro con una croce d’oro, caricata nel capo dal monogramma costantiniano, ed accompagnato da due lune crescenti d’argento; nel 2° d’azzurro (concessione di rè Alfonso), con un leone, accompagnato in punta da due gigli, ed una
sbarra attraversante, il tutto d’oro. La bordura d’oro, caricata dal motto in hoc signo vinces, intramezzato da quattro torri di nero, ciascuna sormontata da una bandiera d’argento, caricata da una croce rossa svolazzante a sinistra. Lo scudo in petto dell’aquila bicipite coronata d’oro nelle due teste,
linguata di rosso, armata e beccata d’oro, al
volo abbassato, sormontata dalla corona imperiale.
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