Ci serviamo delle stesse parole del chiarissimo Villabianca in riguardo all’origine di questa illustre e grande famiglia, egli dice: «Questa famiglia deriva sua etimologia dell’antico dominio del Contado di Ventimigla nella Liguria, il di cui ceppo mascolino vanta la discendenza della casa Lascari degl’ Imperatori di Costantinopoli, e il femminino piglia origine dalla casa Reale Normanna e da Serlone conte di Altavilla figlio di Tancredi, fratello del liberatore Ruggiere il Grande.»
Il primo che di questa famiglia venne in Sicilia cacciato da Genova 1242, fu un Guglielmo Ventimiglia originario da Berengario imperatore e rè d’Italia. Ne venne un Arrigo – che sposò una Elisabetta contessa di Geraci
e figlia di Alduino derivato dal sangue reale
di Desiderio rè de’ Longobardi, e così pervenne alla famiglia Ventimiglia l’antico contado di Geraci che da ben sei secoli si è sempre mantenuto nella famiglia Ventimiglia con strettissimo vincolo agnatizio mascolino.
Commendansi: Arrigo conte di Ceraci, signore delle Petralie, viceré di Napoli 1260
e capitan generale di rè Manfredi, morto
1265; Alduino figlio del precedente viceré
di Napoli sotto rè Manfredi, indi comandante una squadra di tré galere per il rè Giacomo di Aragona 1289, morto in naufragio; Francesco fratello del precedente investito nel 1330 di tutti gli stati di sua famiglia esistenti in Lombardia, Calabria e Sicilia,
signore delle due Petralie, Ganci, s. Mauro,
Castelbuono, Tusa, del castello di s. Gregorio,
Castelluccio, Gratteri, Caronia, Sperlinga,
Pettineo, castello di Pollina, e de’ feudi di
Alvira, Resultano, Belici, Mosino, Fiscaulo
e fortezza di Raugiovanni, barone della terra di Barrafranca, ministro plenipotenziario
di rè Federico II d’Aragona presso il Papa,
infine caduto in disgrazia per aver ripudiata
la moglie Costanza Chiaramonte, ribellossi
al suo rè inalberando nella sua rocca di
Geraci la bandiera di rè Carlo d’Angiò, ma
vinto perde la vita precipitandosi col suo
cavallo da una enorme altezza, e raggiunto
dai suoi nemici venne barbaramente trafitto
da’ colpi di spada di Francesco Valguemera;
Emmanuele investito de’ paterni stati 20 giugno 1354, servì rè Pietro IV di Aragona nell’impresa di Rossiglione e di Cerdegna; Francesco conte di Golisano viceré di Sicilia 1353, uno de’ governatori del piccolo rè Federico III che poi salvò da mano regicida ottenendone il titolo di liberatore ed in compenso le città di Termini e Cefalù, acquistatore della città di Mistretta 1388 e fondatore del Monistero di s. Maria del Parto in
Castelbuono, del priorato di s. Maria la Cava
e di s. Maria di Padaly in Collesano 1386;
Arrigo regio cavaliere 1392; Giovanni conte
di Montesarcio in Calabria decimo terzo conte di Geraci, primo marchese di questo stato 1433, celebre capitano nella difesa d’Epiro
in Grecia, facendo strage de’ Turchi e riponendo nel regno Carlo Principe di Carnea despoto di Lerta, indi eletto capitan generale da papa Callisto III contro Francesco Sforza, tolse la repubblica di Genova dalle mani del conte Giacomo Piccolomini, si trovò all’acquisto della Sardegna, e del regno di Napoli con Alfonso e Federico d’Aragona,
ottenendone in premio la città di Bitonto,
disfece i mori nella guerra contro il rè
Boferio, infine viceré di Napoli e due volte
di Sicilia 1430-32, e grande ammiraglio;
Antonio investito del marchesato di Geraci
1473, presente a 32 vittorie per il che ottenne in compenso la città di Catanzaro col titolo di Contea, vicario generale e grande almirante di Sicilia; Simone investito 1500, tré volte viceré di Sicilia sotto Carlo V imperatore, morto 1553; Simone 2°, strategoto di Messina 1551, erede per la moglie Maria Ventimiglia degli stati di Ciminna e
Sperlinga; Giovanni 3°, ventesimo conte di
Ceraci strategoto di Messina 1591, principe
di Castelbuono 1595, presidente e capitan
generale del regno 1595; Francesco marchese
di Geraci generale della cavalleria e vicario
generale del regno 1645; Giovanni 4° marchese di Geraci generale della cavalleria del
servizio militare; Giovanni 5° gentiluomo di
camera di rè Vittorio Amedeo di Savoja, cavaliere dell’ordine della ss. Annunziata, grande di Spagna di prima classe, principe del S. R. Impero col titolo di Altezza, podestà di battere moneta col proprio nome e prerogativa nelle stampe del Dei Gratia,
come da privilegio dell’imperatore Carlo VI,
27 settembre 1723, infine gentiluomo di camera di rè Carlo III, morto in Napoli nel settembre del 1748, la di cui linea maschile’ si estinse con l’ultimo marchese Giovanni Ventimiglia, trapassando i titoli in una delle tré sorelle di nome Giovanna Ventimiglia in Mancuso riconosciuta con decreto reale de’ 23 ottobre 1862.
Altri due rami di questa famiglia scorgiamo ne’ baroni di Gratteri
conti-di Ventimiglia, s. Eufemia e Golisano,
poscia principi di Belmonte, Grandi di Spagna di prima classe, derivati da Antonio Ventimiglia e Loria conte di Golisano secondo genito di Francesco 2° Ventimiglia e Consolo quarto conte di Geraci, a qual ramo appartenne quel Carlo Ventimiglia Ruiz celebre oratore, poeta, filosofo, matematico e diligentissimo compilatore delle cose naturali e de’ preziosi avanzi dell’antichità; e ne’ principi di Gran Monte e di s. Anna, marchesi di Regiovanni, conte di Prades e
baroni di Pettineo.
Leva per arme: inquartato nel 1° e 4° di rosso, col capo d’oro (per Ventimiglia); nel 2° e 3° d’azzurro, colla banda scaccata di due file
d’argento e di rosso (per la r. Normanna).
Supporto due leoni d’oro coronati del medesimo. Corona e mantello di principe del S. R. Impero. Motto: Dextera Domini fecit virtutem
dextera Domini exaltavit me, a caratteri maiuscoli romani di nero.
|
|