II Mugnos, Inveges, Ansalone, Villabianca ed altri siciliani scrittori diffusamente parlano dello splendore di questa ricca ed antica famiglia pisana portata in Sicilia da Giangiacomo e Cesare Bonanni, creduti fratelli, i quali lasciarono la loro patria per gravi disgusti avuti con la famiglia Gualandi. Il Cesare soccorse rè Federico II con due mila fiorini pei bisogni della guerra; e Giangiacomo fu promosso a gran cancelliere del regno nel 1285, in luogo di Giovanni da Precida passato al Cancellierato di Aragona.
Questa famiglia stabilissi in principio nella città di Caltagirone, da dove si è diramata in Siragusa, Palermo e Messina. Fiorirono un Giacomo Bonanno nel 1460, vicario generale della città di Naro; un 2° Giacomo vicario generale del regno; un Bartolomeo auditore generale del tribunale del R. Patrimonio, e tanti altri illustri personaggi, che furono pretori, senatori, maestri razionali, cavalieri gerosolimitani ec.
Essa si divise in varii rami cioè: nei principi della Cattolica e duchi di Montalbano, di cui commendasi giusta il Villabianca un Giacomo Bonanno e Romano Colonna barone di Canicattì e primo duca di Montalbano, autore della insigne storia delle Antichità Siragusane, molto elogiata dal Mongitore. Il di lui figlio Pietro Bonanno e Balsamo fu il primo principe di Roccafiorita per ragione ereditaria, e barone di Castellammare del Golfo.
Fu un signore assai ricco, tanto che levò a sue spese la guardia del viceré composta di una compagnia di cavalli, di soldati borgognoni, albanesi ed alemanni, tenendone il comando a vita.
Un Francesco Bonanno e del Bosco fu il primo principe della Cattolica per la sua famiglia nel 1720, cavaliere del Toson di Oro, grande di Spagna ereditario di prima classe, gentiluomo di camera del rè Vittorio Amedeo di Savoja, e del rè Carlo III, consigliere aulico di stato dell’imperatore Carlo VI, vicario del viceré, deputato del regno, capitano giustiziere, più volte pretore della città di Palermo, ed uno dei dodici pari del regno.
Giuseppe Bonanno e Filingieri figlio del precedente, fu capitano giustiziere di Palermo e governatore della nobile compagnia della Pace 1743; investito dei titoli di sua famiglia 1740.
Questa linea maschile si estinse con Giuseppe Bonanno ultimo principe della Cattolica, capitan generale, morto assassinato dal popolo di Palermo nella rivoluzione del 1820.
Da questo ramo surse la linea dei duchi di Castellana oggi estinta, nella quale commendasi un Giacomo Bonanno de’ Chierici Regolari Teatini, vescovo di Patti ed indi arcivescovo di Monreale, morto il 1754.
Un altro ramo di questa famiglia formò i principi di Linguaglossa pari del regno, essendo stato il primo ad investirsi di questo stato nel 1626 un Orazio Bonanno e Gioeni barone di Ravanusa Carrancino e Belvedere, terzogenito di Giambattista Bonanno, progenitore de’ duchi di Montalbano. Seguì la linea con Vincenzo Bonanno ed Alliata principe di Linguaglossa, gentiluomo di camera di rè Ferdinando II, cavaliere del S. Gennaro, al quale successe lo zio Placido Bonanno e Vanni principe di Linguaglossa, cavaliere gerosolimitano, gentiluomo di camera di re Ferdinando II, e padre alla vivente Dorotea Bonanno che sposò Silvio Bonanno Chiaramente, barone di Rosabia della linea di Caltagirone, nipote del celebre Gaetano Bonanno di Rosabia, auditore generale degli eserciti, segretario di statò nelle Finanze e cancelliere della giunta di Governo, morto in Palermo il 1820. Dal quale innesto ne nacque il vivente Placido Bonanno Chiaramente e Bonanno principe di Linguaglossa, barone di Belvedere ec. gentiluomo di camera dei rè Ferdinando II e Francesco II.
Intanto facciamo osservare che altre linee di questa nobilissima famiglia esistono nella città di Caltagirone nei baroni di Pelino, nella città di Siragusa ne’ baroni Bonanno, mentre un altro ramo si conserva in Aquila città dell’Abruzzo ne’ Bonanni baroni di Ocre originati da Tullio Bonanni, che contemporaneamente emigrò da Pisa co’ sopraddetti Cesare e Giacomo Bonanni di lui fratelli. Vanta molti cavalieri gerosolimitani, tra’ quali son degni di menzione un fra’ Simone commendatore di Caltagirone e ricevitore di Palermo, morto in un combattimento nella presa del vascello di Carà Mustafà 1504; fra’ Giambattista e fra’ Giacomo Bonanno di Caltagirone fondatori della ricca commenda de SS. Giovanni Battista e Giacomo della Saracena 1639; posseduta in atto dal commendatore fra’ Andrea Candida 1856.
Arma concordemente agli autori: campo d’oro con un gatto nero passante.
Corona di principe.
Motto: Neque sol per diem, neque luna per noctem.
Mantello di velluto scarlatto foderato d’ermellino.
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