Stando al Mugnos appoggiato a Raffaele Fragnano scrittore genovese prende origine questa antica ed assai nobile famiglia da’ conti di Barcellona nelle Spagne circa l’anno 1100.
Goffredo 2° o Zenofre
Pelos o Pilo ceppo della famiglia Pilo regnava in Barcellona, ed era il quarto gran
conte. Si ebbe due figli, Mir che fu il quinto
gran conte di Barcellona, e Roboaldo il quale
solcando il Mediterraneo con tré galere
catalane fu assalito dalla flotta genovese,
battuto, e dietro un accanito combattimento
fatto prigioniero, e condotto in Genova; indi
riavuta la libertà sposò una signora di casa
Adorno come riferisce Beringario Agilma. Da
lui una serie d’illustri personaggi tra’ quali
notiamo, un Bartolomeo Pilo, che nel 1560
se ne passò in Sicilia. Ivi fiorirono: Lorenzo
barone di Brucato investito 1595. Vincenzo
investito 1601, marchese di Marineo e primo conte di Capaci di provenienza Bologna
1625; Girolamo investito dei suddétti stati
1673, principe di Roccacolomba, vicario
generale per l’estirpazione de’ banditi, capitano giustiziere di Palermo e ministro superiore della nobile compagnia della Carità
1693; Ignazio Lorenzo chierico regolare
teatino morto in odore di santità, lasciando
ben quarantacinque mila scudi per la fabbrica della Chiesa di S. Giuseppe di Palermo; Ignazio principe come sopra investito 1720, governatore della nobile compagnia della Pace 1722; Girolamo 2° investito de’ suoi stati 1742 celebre poeta e principe a
vita della accademia degli Arcadi in Roma;
Ignazio 2° investito 1772, capitano giustiziere di Palermo e Governatore della Pace
1782-98; Girolamo 3° investito 1810, governatore come sopra 1799-80, direttore provinciale dei Rami e Dritti Diversi, ed in ultimo il vivente Ignazio Pilo e Gioeni attuale conte di Capaci gentiluomo di camera, e cav. del s. Gennaro, già intendente della provincia di Palermo, padre di Girolamo Pilo e
Denti duca di Cefalà.
Arma: d’azzurro, con due leoni coronati d’oro, affrontati e controrampanti ad un albero di pino al naturale col fusto sradicato
dello stesso sormontato da tré stelle pur
d’oro. Mantello di velluto scarlatto. Corona
ed elmo di conte, cimato da un drago d’oro
tenente colle zampe due mazze del medesimo poste in s. Andrea.
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